— L’origine di Taranto è nella leggenda — continua Orazio –. Lo stesso Taras, il fondatore, è nella leggenda. C’è chi dice che fosse figlio di Apollo, chi figlio di Nettuno, chi di Saturia, la figlia di Minosse… Comunque sia, Taras partì dall’isola di Creta con alcune navi e approdò presso un fiume al quale dette il suo nome: Tara. Questo avveniva 1266 anni prima della fondazione di Roma, cioè più di 2000 anni fa.
Quindi, penso io, era il 2019 avanti Cristo.
— La leggenda ci dice — riprende Orazio — che un giorno, mentre Taras e i suoi uomini offrivano un sacrificio al dio Nettuno, dall’alto di una scogliera essi videro nel mare…
— … un delfino, forse?
— Proprio un delfino! «È un segno divino!», dissero. «Sì…», aggiunse Taras, «questa terra è benedetta dagli dei. Bene, ci fermeremo in questo bellissimo posto e fonderemo una città alla quale daremo il mio nome: Taras!».
— E questo fu l’inizio della città di Taranto. Mi è capitato di vedere una vecchia moneta di Taranto. C’era inciso un uomo a cavallo di un delfino. Era Taras, quindi?
— Taras, Fàlanto… Chi può dirlo? La realtà è immersa nelle nebbie della leggenda. Si dice che anche Fàlanto sia stato un giorno salvato da un delfino. Ma la sua leggenda si sovrappone al mito di Arione…
— Arione? Chi era costui?
— Un musicista che, gettato in mare dai pirati, con la sua musica celestiale attirò un delfino, e da questo fu portato in salvo. Pertanto potrebbe essere lui l’eroe raffigurato sulla moneta che hai visto. Ma ricordiamoci anche che Apollo giunse a Delfi sotto forma di delfino… là dov’è il suo santuario. Per cui, sulla moneta potrebbe esserci la rappresentazione simbolica di Fàlanto che cavalca il delfino Apollo, colui che con un oracolo lo ha spinto a conquistare Taras.
— Che fantasia! Una situazione ingarbugliata, però.
— Ingarbugliata? Gli dei usano vari metodi, a volte anche complessi, per giungere agli uomini ed influenzare il loro destino. Comunque, un eroe si confonde con la leggenda di un altro ed è impossibile sapere la verità.
— Quindi, da quanto ho capito, i Lacedemoni, cioè gli Spartani conquistarono Taras, città cretese.
— Non fu così facile come a dirlo…
Siamo giunti ad una piccola e rumorosa cascata. Il salto dell’acqua non è più di quattro-cinque metri, ma cadendo sulle rocce sottostanti l’acqua si frantuma in mille spruzzi generando un denso vapore acqueo. Qua e là, nell’acqua, ci sono dei piccoli tronchi che hanno quasi eretto delle dighe, per cui in quei punti, il ruscello scorre più velocemente, per poi rallentare la sua scorsa una volta superato l’ostacolo. C’è tutt’intorno un intenso odore di muschio bagnato.
— L’oracolo di Delfi — continua intanto Orazio — aveva designato Falanto “ecista”, cioè “fondatore di città”, ma lo aveva anche allertato. Ricordi? L’oracolo aveva predetto: «Taras potrà essere conquistata soltanto quando vedrai piovere a ciel sereno!».
— Piovere a ciel sereno, com’è possibile?
— È quello che si chiese Fàlanto. Comunque, egli partì con numerose navi che approdarono un po’ più a sud della meta designata, in una piccola verdeggiante rada dove sorgeva un piccolo villaggio.
Più a sud, pensai. Dovrebbe trattarsi allora dell’insenatura di Saturo.
— Gli Japigi, indigeni che abitavano quell’insenatura, furono presi alla sprovvista dall’arrivo delle vele spartane. Essi gridarono l’un l’altro: «Fuggiamo! Sono greci e vengono per depredare!». Terrorizzati, gli abitanti abbandonarono ogni cosa e si rifugiarono all’interno. Gli Spartani, armi in pugno, raggiunsero solitari il villaggio.
— Quindi fu facile, per Falanto e i suoi uomini, conquistare quel villaggio.
— Inizialmente sì; poi i Parteni dovettero fronteggiare le ostilità degli Japigi che ritornarono più volte, non intendendo rinunciare alla loro terra. Le lotte durarono per un po’, finché si giunse ad una pacifica convivenza. Oltretutto gli Spartani giunti in terra jonica erano quasi tutti uomini, per cui dovettero scegliere le loro mogli tra le donne indigene.
— Quindi noi tarantini discendiamo da uomini spartani accoppiatisi con donne japige.
— Così fu all’inizio. E ciò contribuì a fare in modo che gli Japigi si ellenizzassero rapidamente.
— Ma quand’è, allora, che gli Spartani conquistarono Taras?